
La Volpe Solitaria, il Colibrì Testardo e il Drago del Lago
C’era una volta, sulle rive silenziose di un grande lago del Nord, una volpe solitaria di nome Alma. Il suo manto era bianco come la neve d’inverno, ma i suoi occhi portavano l’autunno dentro.
Viveva sola, tra i boschi di betulle e i silenzi ghiacciati, dove persino il vento sembrava camminare in punta di piedi.
«Sono troppo diffidente,» pensava Alma. «Troppo silenziosa. Troppo diversa. Meglio non affezionarsi a nessuno.»
Un mattino, tra la nebbia, comparve una macchia di colore impossibile: era Filo, un piccolo colibrì dal petto smeraldo e le ali iridescenti, che, chissà come, era finito fin lassù, dove il gelo spegneva ogni battito troppo leggero.
«Cosa ci fai tu, al Nord?» chiese Alma, senza svelare troppo interesse.
«E tu? Cosa ci fa una volpe che si nasconde nel gelo quando potrebbe danzare nel sole?»
Alma alzò un sopracciglio. Filo non era solo strano. Era anche sfacciato. Eppure… non volava via.
Ogni giorno tornava, con il suo battito d’ali instancabile e la sua ostinata allegria. Portava con sé storie lontane, frammenti di sole, piccole risate e silenzi senza giudizio. E mentre gli alberi perdevano le foglie, tra loro cominciò a crescere qualcosa.
Non un’amicizia rumorosa, ma un legame gentile. Come una carezza che non chiede nulla. Filo non faceva domande. Stava.
Alma cominciò ad aspettarlo. Prima senza ammetterlo, poi con il cuore. Filo le si posava vicino, cantava con il silenzio e le scaldava i pensieri.
Ma Filo non era lì per caso. Portava un segreto.
Un pomeriggio, quando il cielo si faceva specchio e il lago tratteneva il respiro, arrivò Sem.
Camminava scalza sulla riva, tra i suoi capelli i fiori si tenevano per mano, come sogni che non volevano scappare e con il passo di chi .... non ha paura di ascoltare. Accanto a lei camminava un drago dalle squame lucenti come ghiaccio al sole. Era maestoso, ma non faceva rumore. Solo presenza. Solo calore.
Filo volò da Sem e le si posò sulla spalla. Avevano la stessa luce negli occhi. Erano legati. Come chi si riconosce anche da lontano. Filo le aveva fatto strada tra le nebbie. L’aveva condotta fin lì.
Sem si avvicinò ad Alma e si chinò con rispetto.
«Ti vedevo anche da lontano, Alma. Alcuni pensano che chi è silenzioso non ha nulla da dire. Ma io so che ci sono cuori che parlano solo a chi resta vicino.»
Il drago si sedette accanto a loro. Con un alito leggero, soffiò sul petto di Alma. E dalle piccole crepe del suo cuore uscì una luce sottile. Non accecante. Ma vera.
Alma tremò. Ma non di freddo.
Filo si posò sulla sua zampa, e Sem le accarezzò il muso.
«Anche il freddo nasconde fuochi,» disse Sem. «E chi trova i cuori giusti non ha bisogno di scaldarsi con il rumore.»
Alma si accoccolò. Il drago chiuse gli occhi. E per la prima volta, la volpe si sentì vista.
Non capita. Non aggiustata. Solo… accolta.
E tutto era cominciato con un colibrì testardo. Che aveva avuto il coraggio di restare.
Morale della fiaba...
Non servono voci forti, né grandi gesti, né mille amici.
Basta chi resta. Chi ti vede davvero.
Chi vola controvento per raggiungerti,
chi ti porta con sé, piano, verso chi sa ascoltare anche i silenzi.
Chi, come Filo, ti accompagna fino a casa. Anche se tu non sai ancora dov’è.