Sem e la Chiave che non Apriva Niente

Sem e la Chiave che non Apriva Niente

In un tempo che non esiste più — o forse non ancora — viveva Sem, una bambina con gli occhi attenti e la curiosità in tasca. Con lei c’era sempre un drago, grande come un sogno e silenzioso come un segreto. Non aveva nome, perché Sem diceva:
— “I veri compagni non si chiamano. Si sentono.”

Un giorno, mentre camminavano lungo il sentiero delle cose dimenticate, Sem inciampò in qualcosa di duro. Era una chiave, pesante, antica, con una forma strana: sembrava fatta a metà di rami e a metà di stelle. Sul manico era inciso:
"Questa chiave non apre porte. Ma può aprire te."

Sem la rigirò tra le dita. — “Una chiave che non apre niente? Che senso ha?”

Il Drago soffiò piano, facendo danzare le foglie.
— “Forse non hai ancora trovato la serratura giusta.”

Sem provò a usarla su ogni porta che incontrava: forzieri abbandonati, tronchi cavi, pietre spaccate. Niente. La chiave non girava mai.

Una sera, mentre il cielo si scioglieva nel viola, arrivarono a una radura. Lì c’era una porta. Solo una porta. Niente muri. Niente casa. Solo una porta in piedi, nel mezzo del nulla.

Sem si avvicinò. La porta era chiusa, e tremava leggermente, come se respirasse.

— “Eccola,” disse il Drago.

Sem prese la chiave. Le mani le tremavano.

— “Ho paura,” confessò.

— “Va bene,” rispose il Drago. “Aprila lo stesso.”

La chiave scivolò nella serratura. Click.

La porta si spalancò. Ma dietro non c’era un altro luogo.

C’era lei stessa, bambina e poi ragazza, poi donna. C’erano tutte le versioni di Sem che aveva nascosto, dimenticato, lasciato indietro per paura di essere troppo fragile, troppo diversa, troppo vera.

Sem guardò il Drago.
— “Non sapevo di avere tutto questo dentro.”

Il Drago la fissò con i suoi occhi antichi.
— “Ora sì.”

Sem richiuse la porta. Ma non la chiuse a chiave.

E da quel giorno, la chiave non servì più. Perché aveva aperto ciò che doveva essere aperto: il coraggio di essere sé stessa.


Morale: Ci sono chiavi che non aprono oggetti. Aprono possibilità. E il vero tesoro è ricordarsi chi siamo, quando pensiamo di esserci persi.

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